L'età moderna e contemporanea di Uta
la battaglia di Sanluri del 1409 consegnò Uta agli Aragonesi e a una lunga dominazione feudale conclusasi solo nel 1839; dopo l'Unità d'Italia le inondazioni sistematiche non si arrestarono ma proseguirono, causando la perdita delle case tradizionali costruite in mattoni crudi detti su ladiri
A Uta, come nel
resto della Sardegna, il Medioevotermina sostanzialmente con la battaglia
di Sanluri del 1409, combattuta dal Regno di Arborea di Guglielmo III di
Narbona e dagli Aragonesi di Martino I di Sicilia e vinta da quest’ultimo. A
seguito di questo evento epocale, il villaggio fu definitivamente incorporato
nel Regno di Sardegna; gli Aragonesi però, come è noto, decisero di non
esercitare il controllo diretto sul territorio ma di appaltarlo a famiglie di
feudatari. Uta fu assegnata ai potenti Carrozche la inclusero nella Baronia di San Michele.
Di tale dominazione ci è giunta una testimonianza
prestigiosa: la chiesa parrocchiale di
Santa Giusta, che reca lo stemma dei Carroz scolpito in bella evidenza nell’arco
del presbiterio. In seguito all’estinzione del casato dei Carroz, il paese
passò di mano a vari feudatari: nel 1511 ai Centelles, nel 1674 fu la volta dei
Borgia duchi di Gandia, nel 1726, ai Catadà dopo un acceso procedimento
giudiziario, e infine nel 1805 agli Osorio de la Cueva, da cui venne riscattato
nel 1839, all’abolizione del sistema feudale.
L’ingresso nel Regno d’Italia coincise con un lento miglioramento delle condizioni socio-economiche di Uta, che comunque continuò a soffrire di inondazioni sistematichefino a quando non si procedette a dei lavori di sistemazione idraulica. Oggi la quasi totalità del patrimonio architettonico tradizionale, formato dai mattoni crudi "su ladiri”, è andato perduto e le costruzioni realizzate nel dopoguerra hanno parzialmente snaturato l’assetto urbano originario.